L’adenocarcinoma pancreatico duttale è caratterizzato da un microambiente immunosoppressivo e ciò lo rende uno dei pochi tumori ancora resistenti alle immunoterapie. I ricercatori dell’Università del Michigan Rogel Cancer Center hanno analizzato nel dettaglio, con l’aiuto di diverse tecniche le cellule del tumore, per comprendere quali sono i meccanismi che sopprimono la risposta immunitaria. I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista Nature Cancer.
Gli scienziati hanno raccolto campioni di tumore, di tessuto sano e campioni di sangue dei pazienti e li hanno analizzati attraverso sequenziamento dell’Rna di singole cellule, citrometria di massa e immunoistochimica multiplex.
Gli esperimenti hanno rivelato un’espressione eterogenea dei recettori del checkpoint immunitario nelle cellule T e un aumento dei marcatori di disfunzione dei linfociti T CD8 + nella fase avanzata della malattia. Molti T CD8 + infiltranti il tumore erano esausti, mostravano quindi un esaurimento funzionale. Tale esautimento includeva anche la sovraregolazione del checkpoint immunitario TIGIT (T cell immunoglobulin and ITIM domain ), un recettore che inibisce le risposte anti-tumorali espresso dai linfociti. Questo recettore è stato rilevato nel sangue di un sottogruppo di pazienti e la presenza corrispondeva alla sua attività nei tumori. Ciò suggerisce non solo che TIGIT possa diventare un nuovo bersaglio terapeutico, ma anche che la sua attività possa essere rivelata attraverso un esame del sangue non invasivo.
“Quando le persone parlano di immunoterapia, parlano principalmente di prendere di mira un paio di molecole specifiche: PD-1 e CTLA4”, commenta Howard Crawford, professore di fisiologia molecolare e integrativa e di medicina interna che ha partecipato allo studio. “La ricerca ha dimostrato che molti altri fattori sono responsabili dell’inibizione del sistema immunitario e conferiscono una resistenza all’immunoterapia. TIGIT è solo l’inizio”.
In generale i ricercatori hanno scoperto che il panorama immunitario dei pazienti con carcinoma polmonare è profondamente alterato e, nel valutare future immunoterapie, bisognerà tener conto delle caratteristiche specifiche di ogni paziente.
“Il messaggio chiave per me, come medico, è che per il momento resterà molto difficile trattare questi pazienti con l’immunoterapia, perché siamo di fronte ad una complessità immunitaria di cui abbiamo appena scalfito la superficie”, conclude Filip Bednar, uno degli autori dello studio. “Il nostro lavoro rappresenta un primo passo verso comprensione di queste complessità e al modo in cui potremmo superarle”.
Nell’immagine: le cellule tumorali del pancreas in bianco
Credit: Image courtesy of the Pasca di Magliano group